Lecturae Esodantis – parte terza – finale

Dopo la prima e la seconda parte, ecco il gran finale del celeberrimo canto V-bis, in cui si narra del girone degli esodati, dove il poeta incontra due anime eternamente legate fra loro, in espiazione, anch’essi esodati dal futuro incerto: Bersani e Alfano. Ed è il più anziano dei due che prende parola:

 

«O elettor grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
noi che nel tempo sottraem lo scrigno,

Sul grillo il voto tuo non sia riverso,
noi qui brighiamo ancor per la tua pace,
abbi pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che ’l vento, come fa, ci tace.

Trema la terra dove nato fui
In quella valle dove ’l Po discende
che ora ha pace, co’ seguaci sui.

Monti, ch’all’alto scran ratto s’apprende
prese costui deh la bella poltrona
che mi fu tolta: e ’l modo ancor m’offende.

Monti, che nulla tassa evader perdona,
mise quest’uom a dar con me manforte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Monti condusse noi ad una morte:
E Grillo attende chi a vita ci spense».
Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,
Che un giornalista disse: «Beh? Che pense?».

Quando rispuosi, cominciai: «Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
menò costoro al doloroso passo!».

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: «Piergigi, i tuoi martìri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo dei vecchi rigiri,
perchè e come concedeste a Arcòre?
Ne conosceste i palesi raggiri!».

Ed egli a me: «Non ho maggior dolore
che ricordarmi del tempo felice
in cui bastava dar contro al Signore.

Ma se conosci l’antica matrice
del mio partito e da che cosa è affetto,
capirai che mi lega a ‘st’infelice.

Litigavamo un tempo per diletto
finchè lo spread un dì non ci costrinse
a darci mano invece che dispetto

In più fiate re Giorgio ci convinse
Ad appoggiar governo a entrambi inviso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo un giorno all’improvviso
Questa riforma della Dea Badante,
Dicemmo ‘faccia lei’ e fu deciso:

e la votam con man tutta tremante.
Galeotta la riforma e chi la scrisse:
quel giorno più non fum significante».

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
ne ebbi men che sole in un’eclisse.

E cadder come corpo morto cade.

 

 

…e pensare che qualche mese fa pensavamo fosse cominciato finalmente il purgatorio… Ahi serva Italia… no, ora basta, tranquilli, mi calmo.

Che mi perdoni il Sommo tanto ardire.

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